L'innocenza non esiste
di Mattia Bagnato
SCHEDA TECNICA Titolo: L’innocenza non esiste Autore: Mattia Bagnato Editor: Amazon Genere: Narrativa con elementi di thriller, noir e weird Pagina: 406
DESCRIZIONE
Sono troppi anni ormai che la dottoressa Page lavora per il tribunale di Zenith, eppure è ancora in grado di sorprendersi quando le capita tra le mani il sottile fascicolo di Clara Innocence: all'apparenza una giovane donna come tante, una che però ha deciso di deragliare dai binari della quotidianità macchiandosi di un efferato omicidio.
Ancora prima di fare la sua conoscenza in una stanza del complesso penitenziario, la dottoressa sa che il dialogo che avrà con la prigioniera sarà cruciale per scrivere il destino della ragazza: la reclusione in carcere, oppure nel manicomio giudiziario. Quello che Clara ha da raccontarle, però, supera di gran lunga ogni sua immaginazione e getta ombre inquietanti su Emerald Falls, la cittadina da cui Clara proviene e nella quale in passato ha perduto per sempre l'innocenza.
E, forse, anche la propria sanità mentale.
BIOGRAFIA
Sono nato a Genova nell’estate del 1992, e non ci sarebbe molto altro da aggiungere se non i soliti traguardi esistenziali (pochi) di cui può fregiarsi un ventottenne del ventunesimo secolo.
Amo la musica rock, ma rigorosamente in lingua inglese (eppure scrivo testi in italiano per i Faxphy, band nella quale suono come bassista… Bah!).
Amo i libri e se non avessi la libreria traboccante di romanzi di Stephen King non mi sentirei a casa mia. Tanto vale ammetterlo, amo anche i film di Leonardo Di Caprio, specialmente quelli diretti da Martin Scorsese (se qualcuno ha pensato a Shutter Island) ha pensato giusto). Amo Alice, che mi dà la forza di credere in me stesso.
RECENSIONE
Metto le mani avanti: questa recensione sarà un po’ lunga ma perché è impossibile racchiudere tutto ciò che l’autore ha trattato e raccontato in poche righe. Già solo leggendo la trama mi era sembrato un libro molto valido ma man mano che le pagine scorrevano ne sono rimasta affascinata. È una storia di dolore, perdite, trappole mentali e fisiche, scelte volute o subite e conseguenze, in entrambi i casi, pesanti.
L’intreccio dei personaggi e del racconto è stupefacente. Il narratore ci porta tra le strade abitate dai personaggi con una fluidità e una chiarezza impressionante. La scrittura è pulita, coinvolgente, scorrevole e sensibile. La ritengo anche quasi mistica. Sì, proprio così, avvertivo un alone di mistero intorno a me durante la lettura. Tutto parte con l’incontro tra Clara e la psicologa del carcere che dovrà stabilire se dovrà essere trasferita al manicomio criminale, visto che ha ucciso un uomo. Dal presente poi ci spostiamo nel passato, tra le vite dei vari personaggi fino a raggiungere la risposta alla domanda della dottoressa. Dopodiché l’autore ci riporta nel presente e poi ancora tra i racconti di Clara. Ho apprezzato tantissimo anche questo particolare modo di raccontare. Dall’inizio c’è la curiosità di scoprire il finale, soprattutto di capire chi fosse la vittima della violenza della giovane ragazza. Bene, dopo le prime cinquanta pagine già avevo cambiato idea mille volte e cercavo sempre di formulare una nuova ipotesi credibile. Questa curiosità tiene il lettore incollato alle pagine e lo fa sorridere sul finale.
Cosa al mondo avrebbe potuto rovinare quell’immagine di pura ed assoluta perfezione, se nella loro vita c’era l’amore? Forse il problema era che non aveva tenuto in considerazione che l’amore, prima o poi, avrebbe potuto appassire al pari di un fiore lasciato per giorni senz’acqua sotto il sole cocente. L’amore – e questo l’avrebbero insegnato ad ogni corsa di botanica che si rispetti – non è una pianta grassa. (pag 27)
Partiamo proprio da qui, dall’amore. In questa storia è ciò che muove i fili. L’amore o l’amore mancato. La linea di confine è sottilissima così come quella che divide la sofferenza dalla vendetta. Si parla di amore dei genitori verso i figli e viceversa. Di disprezzo verso determinati comportamenti di uomini e donne che profanano quello che è l’amore agli occhi delle giovani Clara e Samantha, la sua migliore amica. Di cambiamento dettato dal desiderio di volere di più, di poter fare di più, in alcuni casi anche di voler donare un futuro migliore alla propria figlia. Si parla della perdita delle persone che si amano, della sofferenza che questo amore perso provoca nelle ragazzine.
Camminarono sfiorandosi le dita ogni volta che muovevano un passo, ma senza trovare il coraggio di prendersi per mano e farla finita con quella farsa. Ma forse ad entrambi piaceva quell’attesa un poco snervante, la quiete prima della tempesta, il silenzio prima dello squillare delle trombe e del riecheggiare delle fanfare. Era difficile non sorridere vedendoli camminare così vicini mentre pretendevano invece di essere così distanti, imbarazzati come ragazzini che uscivano di casa per la prima volta senza essere seguiti dallo sguardo attento dei genitori. (pag 329)
L’amore è raccontato anche nella sua purezza, come un fiore che sboccia in mezzo ad un deserto e questa immagine, questa scena in modo particolare, verso la fine del racconto, mi ha fatto molta tenerezza. L’amore che ha rappresentato la speranza, uno spiraglio di luce, una piccola illusione di felicità.
“Scrivi sempre, non è così?” “Sì, certo.” “E continua a farlo, non smettere mai. Bada bene, non devi confondere il limite che separa la realtà della fantasia, ma viaggiare a piacimento da una parte all’altra di quel confine è un’arma che potrai sempre usare a tuo vantaggio.” (Pag 114)
In questa storia c’è Clara che da piccola sogna di diventare una scrittrice e una maestra, la signorina Green, che prende a cuore quella bambina insicura e timida. Sarà un personaggio un po’ laterale ma a me è piaciuto tantissimo. Diventa la guida silenziosa e forse l’unico appiglio alla realtà per Clara. L’unica nota positiva che si è guadagnata un posto nel suo cuore e che non ne uscirà più, a differenza di tanti altri. La signorina Green le insegna a lottare ma ancor di più le ricorda, chiedendoglielo ogni volta, di scrivere. Come se la scrittura potesse salvarla dal marcio che aveva intorno e probabilmente sarebbe stato davvero così… se solo le avesse dato ascolto.
“Se ho ancora un’anima, dopo questo giorno potrò dire con certezza di essermela giocata per sempre.” (pag 150)
Si sentiva bruciare gli occhi, ma le lacrime di vergogna sarebbero state versate più tardi, quando si fosse trovata da sola nel proprio letto a riflettere sull’atto ignobile che aveva commesso. Che genere di persona orribile era diventata? Esattamente il genere di persona che non avrebbe mai voluto diventare, ecco la risposta. Ma la domanda più importante era un’altra: era ancora in tempo per rimediare, invertire la rotta? Non lo sapeva, ma ne dubitava, e allo stesso tempo era conscia che dubitarne significava dichiararsi sconfitta in partenza. (pag 205) Arriva per Clara il tempo del superamento del confine tra limite e concessione. Un momento di perdizione ma anche di ‘faro’. Il momento della svolta, quello in cui capisci che ciò che fai ha una conseguenza così come quello che non fai. Quel momento in cui rifletti e ripercorri tutta la tua vita fino a riconoscerne tutto il male e il marcio che l’hanno accompagnata. Il momento in cui ti dici ‘O continuo così o cambio rotta’. Spesso Clara si trova di fronte a questa domanda ma persevera nelle sue scelte, non riesce ad essere lucida, non ha nessuno che le indica la strada migliore da percorrere, si rintana continuamente nei suoi sbagli e nelle sue disgrazie che diventano fonte di coraggio ma anche parassiti di quest’ultimo. Nel raccontare quell’ultima parte, Clara si rese conto che la rabbia era quasi del tutto scomparsa, lasciando invece il posto ad uno stato d’animo molto più pericoloso, oscuro ed annichilente: la tristezza, quello sconforto disperato che era solo ad un passo dal tramutarsi in depressione. (pag 258) È proprio così. Clara è circondata e piena di tristezza. Ogni attimo della sua vita ne è la causa. Ma non è un libro lagnoso, è straziante, il che è molto diverso. Tra le fragilità, la lotta per sopravvivere e i momenti di resa, percorriamo un viaggio tra le strade dell’essere umano a tutti gli effetti. Ci sono diversi personaggi che finiscono sotto l’occhio di bue del narratore ed ognuno di loro racconta una parte, un’emozione, un mostro, che esiste dentro di noi. Tutti insieme ci danno un quadro completo di quello che possiamo essere noi umani. Clara non era pazza, eppure stava per fare qualcosa che chiunque, lei compresa, avrebbe ritenuto folle. Una bella contraddizione, ma in fin dei conti tanti aspetti dell’animo degli uomini erano un controsenso; lei non stava facendo altro che assecondare la propria natura di essere umano. (pag 366) Concludo con altre due citazioni che sono un po’ l’emblema di questo romanzo appassionante e coinvolgente. Ve lo consiglio? Sicuramente! Non lasciatevi ingannare dalle troppe pagine, scorrono via come fossero nulla e la vostra mente ne trarrà beneficio. È un libro a prova di empatia e comprensione.
Non sempre il passato era migliore del presente, ma perlomeno era conosciuto, meno imperscrutabile. (pag 371)
“Hai mai preso in considerazione la possibilità che la natura oscura di Emerald Falls sia soltanto una tua proiezione – in fin dei conti la tua immaginazione doveva essere davvero fervida, se volevi fare la scrittrice – creata ad hoc per scaricare il peso delle tue scelte su qualcosa che non fosse la tua coscienza?” (pag 288)
Voto ✓✓✓✓✓
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