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Tempesta di Davide Camarrone



Tutti i grandi libri sono tempeste. Tutti o quasi tutti i grandi libri sono attraversati dalle perturbazioni atmosferiche, dai sibili e dagli ululati e dai moti ondosi di altri grandi libri. Così i personaggi di un libro si frastagliano nelle ombre dei personaggi di un altro libro. “Prospero è un Amleto che si vendica per mezzo dell’arte”, dice l’eroe di un romanzo di Saul Bellow. Il libro di Davide Camarrone è una storia che con la sua effervescenza rende giustizia a questa tempestosità intrinseca in certi libri e nelle opere di Shakespeare in particolare. Porta in prosa e riconcepisce con raggi inviati all’oggi anzi migranti nell’oggi La tempesta di Shakespeare. Si lascia irrorare da ulteriori duplicazioni, riflessi, giustapposizioni. Il naufragio alla base del soggetto di La tempesta è una turbolenza che qui, rendendo le frasi arpioni che si fiondano nelle frasi successive e tutte insieme un effetto sonoro maligno malizioso malioso (come la scena in playback con una torcia per microfono di Velluto blu di Lynch), fa balenare Prospero in Amleto, Ismaele in Prospero, noi in Calibano e Prospero in noi, l’ordine nel disordine, nei flutti immaginifici il Flauto magico, nei vivi i morti. Il viaggio di Camarrone sembra partire da queste parole galleggianti nell’Horcynus Orca, “...scompiglio e arraffamento, fra rottami di navi e corpi umani: nelle acque attorno a Pantelleria per esempio... dove più c’era stato finimondo” fino ad arrivare passando per le volèe di paragrafi rampanti al voilà di un sipario strappato. Recensione Partiamo con il botto...sono confusa. Dovete sapere, in primis, che questo libro mi ha lasciata perplessa e non penso di sbagliare se dico che la mia perplessità derivi dal fatto che non ho mai letto "La Tempesta", un opera di Shakespeare da qui è nato questo reteling (penso che possiamo anche definirlo così). Di fatto, Davide Camarrone si ispira al capolavoro del poeta lasciando alcuni personaggi come Prospero e inventandone di nuovi. La trama è difficile da spiegare o riassumere. Il lettore si ritrova coinvolto in una tempesta vera e propria che ha luogo nella testa e nell'anima, possiamo parlare di un limbo, di un oblio che inizia con la prima pagina e non termina mai perché, ogni volta che penso a questo libro mi ci ritrovo catapultata nuovamente. Un circolo vizioso. Non vi posso neanche descrivere i personaggi perché li trovo astratti, sfocati. Sono personaggi che sembrano deliranti, vedono demoni come se fossero in preda una malattia o da qualche sostanza allucinogena, si percepisce molta sofferenza. Queste per lo meno sono le mie impressioni che non posso dire nemmeno siano del tutto negative. Ho come l'impressione che l'intento dell'autore fosse proprio questo, lasciare una sorta di inquietudine che ha lo scopo di portare il lettore a delle riflessioni più profonde, a scavare dentro di sé per trovare risposte alle domande che non ha il coraggio di porsi. Trovo, inoltre, che ci sia un vago riferimento ad un tema, purtroppo, molto attuale. La migrazione. Uomini, donne e bambini che si imbarcano sfidando il destino e la vita stessa nel disperato tentativo di sopravvivere e avere una vita migliore, un aspettativa che spesso delude i più. Lo stile di Davide Camarrone, che non conoscevo prima di "Tempesta" è molto diretto, un linguaggio crudo ma ben mirato. Sa dove vuole arrivare con le parole e ci riesce. Non so in altri suoi libri ma in questo usa un vocabolario che si rifà molto a quello shakespeariano, un dettaglio lodevole ma che ha un effetto collaterale ovvero, rende la lettura molto più lenta e complessa e se ci aggiungiamo una trama altrettanto complessa diciamo pure che non è il massimo. Tutto sommato posso sicuramente consigliare questo libro ai più temerari e soprattutto vi consiglio di leggere prima "La tempesta" di Shakespeare e poi "Tempesta" di Davide Camarrone. Sicuramente io rileggerò il libro dopo che avrò recuperato l'opera del poeta. Voto ✓✓✓ @libera_di_leggere

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