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Mi pensi ogni tanto?

Autore: Riccardo Pietrangeli Titolo: "Mi pensi ogni tanto? (Sarebbe bello se qualcuno ti dedicasse un libro) Pagine: 180 Genere: romanzo rosa/Narrativa Casa Editrice: self

Trama:

Pagine di un diario salvato sulle bozze del telefono, poi reso libro, che ripercorrono i migliori momenti della relazione impressi nella memoria di un ragazzo che viene lasciato. Attraverso la scrittura, scorre verso l'elaborazione del lutto rappresentato dalla fine della storia, mentre le canzoni che ascolta in fase di stesura restano citazioni tra un capitolo e l'altro. Nessuno le ha mai dedicato una canzone. Lui non sa cantare, pensa però che sarebbe bello se qualcuno le dedicasse un libro. La paura è che il ricordo di loro sbiadisca prima dell'inchiostro sulle pagine stampate. La speranza, quella che di tanto in tanto possa caderle l'occhio sulla scrivania dove lei terrà il libro, per essere ricordato col sorriso, per non essere dimenticato. "Mi pensi ogni tanto?" è un romanzo tratto da una storia vera, il cui progetto è stato seguito da una psicologa nelle fasi finali della scrittura. Intervento che risulterà decisivo per le sorti dello scritto. Un testo riflessivo che suggerisce di ricordare con tenerezza il passato conservandone il bello, per poter proseguire in avanti col cuore più leggero. Citazioni:

"Ho iniziato a scrivere per calmarmi. Per buttare fuori i pensieri e i ricordi come fosse una cura per il malessere."

Recensione:

Di questo libro la prima cosa che mi ha colpito è stata di certo la copertina, davvero wow. Ho sperato che il racconto custodito mi suscitasse la stessa reazione alla lettura ma, purtroppo, così non è stato. La mia più che una recensione è un incoraggiamento: questa storia è un buon punto di partenza, si percepisce lo spirito di osservazione, la sensibilità, l'amore quasi ossessivo e il bisogno dell’autore nel voler descrivere momenti intimi della sua storia conclusa, però manca proprio una struttura. L’intento è chiaro solo che si percepisce insicurezza e la conferma si ha con la necessità di dover giustificare ogni gesto, ogni parola. Qualcuno una volta mi disse che per condividere una storia bisogna permettere all’ascoltatore di entrarci come spettatore e fare di tutto per metterlo a proprio agio, illustrando tutto ciò di cui si sta parlando e senza lasciare le questioni solo abbozzate. Credo che questa sia la pecca principale di questo libro. Un flusso di pensieri, ricordi e rimorsi protetti da una barriera che non permette al lettore di entrare, come se solo il “destinatario” potesse raccoglierne il messaggio e le emozioni, a tal punto da chiedersi il motivo per cui il tutto è stato reso pubblico. Tra le righe una mezza motivazione la si trova pure, però non abbastanza sostenuta. La musicalità dei versi viene interrotta da mancanze grammaticali e luoghi comuni. Avrei preferito una descrizione ricca di spontaneità, trasparenza e brividi puri. Avere una storia da raccontare non basta, la scrittura si palesa ancora acerba, purtroppo. Nella seconda metà del libro ho percepito un cambiamento, una specie di crescita e di consapevolezza acquisita dall’autore non solo come protagonista ma anche come scrittore. Peccato per il continuo motivare ogni cosa che spezza un po’ la magia che si va a creare nel rapporto di fiducia tra lettore e autore. Nonostante tutto, lo ritengo, come detto, un buon punto inizio. Voto: ✓✓✓

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