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Corso sulla comunicazione

Lettori e curiosi, so che molti di voi sono a conoscenza del fatto che negli scorsi giorni ho partecipato ad un corso sulla comunicazione.  Scopo principale di questo corso era imparare, appunto, a comunicare in modo da convincere un possibile acquirente ad affidarsi proprio a noi.  Si e’ trattato di un percorso telematico, la nostra aula era virtuale e,  ognuno di noi, era comodo nelle propria casa. Ed e’ stato questo aspetto a permettermi di partecipare, altrimenti, a Roma, io non ci sarei potuta andare. Quindi, tutto sommato, questi corsi a distanza non sono poi così negativi. Ma torniamo a noi.


Innanzi tutto, nelle prime ore abbiamo capito la differenza tra parlare e comunicare. Quante volte avete sentito la famosa frase “eh, a parlare siamo bravi tutti”? ebbene si! Tutti siamo bravi a parlare ma non tutti siamo capaci di comunicare. Quando parliamo il 99 percento di ciò che diciamo si perde nel  vento. Quando comunichiamo invece, riusciamo a trasmettere molto di più. 

Ma quando possiamo dire di avere comunicato qualcosa? Quando la persona che ci ascolta ha  percepito il senso del nostro messaggio. Se al nostro interlocutore non arriva nulla allora vuol dire che noi abbiamo solo parlato, che non abbiamo messo nulla all’interno del nostro discorso. Abbiamo fatto un monologo inutile.

Come si fa a trasformare le semplici parole in una comunicazione? Bisogna crederci. Si, in primo luogo, dobbiamo essere noi stessi a credere in ciò che diciamo, dobbiamo trasmettere emozioni, usare tutti i nostri mezzi di comunicazione ( sono tre) e dobbiamo trasformare il nostro monologo in conversazione.

I tre mezzi di comunicazione che abbiamo a disposizione e che, se sfruttati, ci aiuteranno a comunicare con efficacia sono: 1.) Linguaggio verbale; 2.) Linguaggio non verbale; 3.) Linguaggio paraverbale; Nello specifico il linguaggio verbale e’ ciò che noi diciamo, le parole che pronunciamo. Il linguaggio non verbale e’ il nostro silenzio, lo sguardo, i sbuffi, ecc…Mentre il linguaggio paraverbale sono i nostri gesti. Se riusciamo a padroneggiare tutti e tre mezzi riusciremo ad ottenere un risultato di comunicazione ottimale ma, non e’ tutto. Per comunicare con efficacia, come dicevo prima, serve un’altra componente ovvero, l’emozione. 

Generalmente non siamo capaci di ricordare ogni parola che ci viene detta in un discorso ma la ricordiamo nel momento stesso in cui quella parola, frase e’ accompagnata da un gesto e da un emozione. Noi siamo capaci di codificare anche negli anni le emozioni non le parole. Ad esempio se ci laureiamo non ricorderemo ogni singola parola del discorso del nostro esaminatore ma ricorderemo “Congratulazioni supera l’esame con 100 e lode”, perché? Perché e’ questa la frase che ci ha trasmesso l’emozione di gioia e soddisfazione. 

Ma, il fattore emozione, entra in gioco in tre varianti: 1.) Aggressiva; 2.) Passiva; 3.) Assertiva;

Se prendiamo una persona che comunica in modo aggressivo allora possiamo osservare diverse soluzioni della conversazione:  a.) Aggressivo + Aggressivo= una comunicazione senza soluzione; b.) Aggressivo + Passivo = una comunicazione in cui si ottiene un risultato di bassa qualità. c.) Aggressivo + Assertivo = una conversazione che ha buone probabilità di giungere ad una soluzione soddisfacente.

In caso di un comunicante passivo; a.) Passivo + aggressivo = una comunicazione che non porta a soluzioni. L’aggressivo non ascolterà mai un passivo.  b.) Passivo + Passivo + una comunicazione con scarso risultato. c.) Passivo + Assertivo = come nel caso precedente, ci sono buone probabilità che la comunicazione dia buoni risultati.

Ne caso di un cominciatore Assertivo, nella maggior parte dei casi il risultato della comunicazione e’ sempre soddisfacente e porta a buoni risultati. Ciò significa che quando comunichiamo dobbiamo cercare sempre di assumere un atteggiamento assertivo. Essere aggressivi non ci porta da nessuna parte ne tanto meno essere passivi ma, se siamo assertivi e applichiamo i nostri tre mezzi di comunicazione, riusciremo a gestire la conversazione in toni pacati e trasmettere il nostro messaggio che arriverà a chi ci ascolta in odo più efficace e completo.

Quindi quando parliamo doppiamo trasformare la nostra conversazione monologa in reciproca. per farlo dobbiamo usare il linguaggio non verbale, fermandoci anche ad ascoltare chi ci sta di fronte. Usare il linguaggio paraverbale, immaginare che chi vi sta di fronte vi saluta senza un cenno di mano ma voltandosi di spalle, sicuramente ci rimarrete male. Ora immaginate che la stessa persona vi saluta con il cenno di mano e un sorriso, fa molto più piacere, vero? Questo perché? Perché capiamo che quella persona ci tiene a noi.


Ci sono molti altri argomenti da affrontare in questo campo però  non voglio ammorbarvi con troppe  informazioni. Se vi fa piacere però possiamo affrontarli in più parti. In fondo il corso e’ durato 32 ore, riassumerli in un unico articolo sarebbe pure riduttivo.   

Libera_di_leggere




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