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“Ho un incantesimo nascosto nella manica, posso camminare sul fondo del mare senza bisogno di respirare. La vita non mi spaventa per niente”. (Maya Angelou, La vita non mi spaventa) Le guerre delle donne è una collezione di trenta storie al femminile, tutte vere, da me raccolte in tanti anni di lavoro giornalistico sul campo, dalla Nigeria al Brasile, dall’Italia alla Cambogia, dalla Romania al Messico. Scrivo di donne da 25 anni, trattando anche la grande attualità internazionale da una prospettiva di genere, e in questo tempo ho visto i dati sulla disparità migliorare, certo, ma non quanto avrebbero dovuto. Continuiamo a restare indietro nell’economia, nella politica, nella rappresentanza. In molti Paesi in via di sviluppo, inoltre, l’incidenza dell’analfabetismo femminile, dei matrimoni precoci e forzati, delle mutilazioni genitali è tuttora drammatica. E, in questo quadro complesso, a me appassiona narrare figure femminili che, con coraggio e impegno, stanno tracciando sentieri nuovi. Come per qualsiasi grande tema, sono convinta che una storia individuale, un volto da riconoscere o immaginare, possano fare presa sui lettori più di tanti, seppure scioccanti, report statistici. E per fare presa non intendo provocare sensazionalismo bensì l’esatto opposto: comprensione, riflessione, curiosità di approfondire e, nel finale, empatia. È il tracciato che ho provato a seguire raccogliendo queste testimonianze. Sono vicende personali che offrono sguardi reali e sfumature insieme intime e universali a varie tematiche su cui di solito si dibatte a colpi di dati e d’indignazione: dalla violenza domestica allo stupro come arma di guerra; dal traffico di bambine alle battaglie ambientaliste viste con gli occhi delle donne. C’è poi il capitolo aftermath, l’indomani di una guerra, quando i riflettori dei media si spengono e restano i cocci da ricomporre, e non è scontato che tornino tutti al proprio posto: nella Repubblica Democratica del Congo, in Sahara Occidentale, nel nord-est della Nigeria, in Mali, terre bruciate in cui le donne pagano il prezzo più alto delle atrocità fra gli uomini. E c’è tanta migrazione in questo libro, perché la condizione dei migranti si deteriora, tragicamente e proporzionalmente alle sterili politiche dei muri di confine. Ci sono tanti campi profughi, tante ingiustizie. Tanta Africa, perché l’ho frequentata molto in questi anni. L’Africa delle mutilazioni genitali femminili, delle schiave dei terroristi di Boko Haram, delle omosessuali trattate come criminali. È un libro doloroso, senza dubbio. Ma è un dolore inondato di luce. Che vedrete brillare negli sguardi implacabili di donne che combattono, che si riappropriano della loro dignità e della loro vita, che aiutano altre donne a uscire dal personaggio di vittima per entrare in quello di protagonista. Le protagoniste di Le guerre delle donne hanno, tutte, osato dire no a qualcosa o qualcuno che cercava di incatenarle, fisicamente o metaforicamente. Sono entrate in guerra contro la violenza, la morte sociale che le stava annientando dopo uno stupro, la mentalità crudelmente arretrata del loro contesto, destini di sfruttamento che parevano già scritti. Nelle loro guerre diventano autrici di gesti eroici, alcuni minimali e altri immensi, privati oppure ampiamente comunitari, ma sempre attuati con una caparbietà e una coerenza che, ai miei occhi, rendono i loro vissuti speciali e di profonda ispirazione. Emanuela Zuccalà * Le guerre delle donne (Infinito edizioni) si trova in libreria e nei principali bookstores online, ma è anche possibile riceverlo direttamente dall’autrice, con una dedica, scrivendole in privato su Facebook (https://www.facebook.com/emanuela.zuccala) o Instagram (https://www.instagram.com/ezuccala/). Un piccolo esperimento per stringere un contatto diretto con i lettori, in questo periodo in cui non si possono tenere presentazioni dal vivo.

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