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Segnalazione

“Non ho paura né delle piogge tempestive né dei grandi tornadi senza regole, perché io sono il buio della notte”. (Clarice Lispector, L’ora della stella)

È stato avvincente concentrarmi su queste guerre femminili in un periodo in cui vediamo sempre più donne in prima linea pertentare di cambiare il mondo. Penso alle protagoniste delle rivolte contro il dittatore bielorusso Alexander Lukashenko, nell’estate del 2020, che manifestano vestite di bianco brandendo fiori e palloncini. Penso alla giovane e regale Alaa Salah in Sudan che, pure lei in bianco, guida i canti nelle proteste contro il presidente Omar al-Bashir. E, prima ancora, alle donne libiche di Bengasi che nel 2011 gridano contro Muammar Gheddafi, alle yemenite che si mobilitano contro il presidente Saleh, alle algerine che hanno animato il dissenso contro il fino ad allora irremovibile presidente Bouteflika, costretto a ritirarsi nel 2019. Penso alle tre fondatrici del #blacklivesmatter, Alicia Garza, Patrisse Cullors e Opal Tometi. A Nadia Murad, irachena yazida, da schiava di Isis a prima ambasciatrice Onu per i sopravvissuti alla tratta di esseri umani, fino al Nobel per la Pace nel 2018. Alle indiane che scuotono le piazze del subcontinente contro una legge sulla cittadinanza fortemente discriminatoria. Alle brasiliane scatenate contro il presidente Jair Bolsonaro, campione del maschilismo più tracotante. E penso anche al movimento #MeToo, che ci ha pungolate tutte a dibattere sulle molestie sessuali, spesso incoraggiando le vittime a denunciare. Sono tutti segnali che certe guerre le donne le vincono. E delle altre guerre, quelle che non vincono, rimane comunque il valore della lotta, delle voci che riempiono spazi finora deserti e muti. Rimane l’importanza di essere riuscite a piantare pietre miliari lungo cammini che le nuove generazioni troveranno meno impervi da percorrere, e porteranno a compimento. Emanuela Zuccalà * Le guerre delle donne (Infinito edizioni) si trova in libreria e nei principali bookstores online, ma è anche possibile riceverlo direttamente dall’autrice, con una dedica, scrivendole in privato su Facebook (https://www.facebook.com/emanuela.zuccala) o Instagram (https://www.instagram.com/ezuccala/). Un piccolo esperimento per stringere un contatto diretto con i lettori, in questo periodo in cui non si possono tenere presentazioni dal vivo.

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