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Tappe finali del tour per Francesca Lancini


Incidenti ed evoluzioni. di Francesca Lancini In ogni vita, in ogni storia, avviene sempre un incidente scatenante che dà il via alla narrazione (nelle storie) e produce cambiamenti (nelle nostre vite). Ma qual è la differenza? Nei romanzi il protagonista non può evitare a lungo l’evento, si prende del tempo nel quale riflettere, un intervallo che in gergo tecnico si chiama ‘dibattito’, ma poi è costretto ad agire e iniziare il percorso. L’arrivo di Daisy nella vita di Jay Gatsby, l’istinto Lucy di attraversare l’armadio e approdare a Narnia, l’espulsione da scuola di Holden Caulfield e la partenza per New York. Cosa accade nelle nostre vite? La paura ci paralizza e ignoriamo gli eventi. Quelli stessi incidenti scatenanti che arrivano per insegnarci qualcosa, per spingerci verso il cambiamento, per suggerirci che siamo noi i protagonisti dei quali ci piace leggere le imprese. Siamo noi gli eroi alla ricerca della felicità. Più li ignoriamo, più gli avvenimenti diventano drammatici: dalla scorrettezza di un collega, al tradimento del nostro partner, a un licenziamento. Se succedesse all’interno di una narrazione l’eroe sarebbe spinto a mettere in discussione la propria vita. Noi, invece, preferiamo attribuire le colpe all’esterno piuttosto che cercare le motivazioni dentro di noi. La lettura mi ha insegnato che nulla accade per caso, ogni evento, persona o situazione che affrontiamo ci parla di noi. Ci invita a comprendere chi siamo, da quali condizionamenti siamo agiti, quali difese mettiamo in campo e, soprattutto, quali sono le nostre ferite. Ogni aspetto della vita è uno specchio che mette in luce una parte di noi da comprendere. La scrittura mi ha permesso di mettere a fuoco molti di questi aspetti interiori, che ho trasformato in un racconto dal titolo Cosmogonia (in uscita a settembre per Palombi Editori). Racconta la seduta di terapia di una donna alla quale è mancata la madre sin da piccola. È una riflessione sul senso di assenza delle fondamenta. La madre è colei che, dando la vita e prendendosene cura, permette al figlio di credere che l’esistenza sia un giardino. Al contrario, colei che è assente o anaffettiva sviluppa nel figlio un senso di terrore e insicurezza al punto che quest’ultimo crederà di vivere in una giungla colma di pericoli. Il racconto descrive queste due condizioni essenziali e primordiali che, nella stanza delle parole e della cura, si possono cambiare. La giungla si trasforma in giardino in un atto di creazione che ripete la cosmogonia: il tentativo di far rinascere se stessi, come il mondo intero. La necessità di ognuno di noi di produrre un nuovo inizio. Il futuro che verrà. di Francesca Lancini In questo viaggio a tappe, ho avuto l’opportunità di raccontare il mio percorso di scrittrice e di donna. Ho rivissuto gli esordi del tennis e della moda, ho rivelato l’amore per i libri come compagni di viaggio, e di come la maternità sia stato un potente detonatore della creatività. Ho parlato dell’importanza dell’evoluzione personale e degli strumenti che abbiamo a disposizione per porci le domande. Primo fra tutti: la vita, che ci parla con le sue sincronicità. Ma una volta segnata la strada, individuati gli aiutanti e i mentori, che fare? Qual è la tappa successiva? Guardare al futuro con fede, coltivando i sogni. Avere fede non significa per forza abbracciare un credo, una filosofia o una religione. La base della fede è la fiducia in se stessi. Fidere in latino significa confidare ed era una parola che aveva a che fare con la fiducia riposta nel favore degli dèi. Fidere, dunque, con lo sguardo rivolto verso l’alto e con lo sguardo verso se stessi, infonde la forza per procedere con le proprie azioni. La fiducia ha due alleati: il coraggio e la vulnerabilità. L’atto di vivere con integrità, servendosi dell’intelligenza emotiva unisce questi tre elementi così importanti per il nostro sguardo sul futuro, la nostra vita nel futuro. W.B. Yeats li riassume in una poesia: “Essendo povero, ho soltanto i sogni; e i miei sogni ho steso sotto i tuoi piedi; cammina leggera perché cammini sopra i miei sogni.” Yeats, con la vulnerabilità e l’audacia dei poeti, chiede alla vita di non calpestare i sogni. Perché sono loro la materia del futuro, quella che tiene in vita la fede e lontani i sensi di colpa. I sogni sono la misura delle nostre aspirazioni: se individuiamo quelli giusti per noi e sappiamo perseguirli, avremo sempre una risposta e una direzione luminosa da seguire.


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